L’impossibile del sesso
Alberto Turolla – AME SLP, AMP
Nel 1903 con il titolo Geschlecht und Charakter. Eine prinzipielle Untersuchung esce il “trattato” di Otto Weininger, che in italiano sarà tradotto Sesso e carattere. Una ricerca di base.
All’annuncio del titolo del nostro prossimo Convegno mi è subito tornato in mente questo testo che avevo letto molti anni or sono.
Ne riprendo qui alcuni punti perché ritengo sia non solo una ricerca, come enuncia il sottotitolo, ma ben di più, il tentativo, impossibile, di dire il vero, se non il reale sul sesso. Tralascio le molte altre implicazioni presenti in questo scritto, che il curatore della edizione italiana – Franco Rella – in quarta di copertina presenta come “uno dei libri più inquietanti della cultura del primo novecento”.
Come precisato da Di Ciaccia il titolo del nostro convegno – Il reale del sesso, contiene i due versanti impliciti nel genitivo: soggettivo ed oggettivo, che in funzione della lettura che qui propongo si potrebbe rendere anche così: trattare il sesso in quanto “il reale” e il reale in quanto determinato dal sesso.
Nel libro di Weininger si ritrovano entrambi i due aspetti ed è possibile cogliere dei sorprendenti punti di contatto, anche se avversativo, di quanto possiamo reperire nella trattazione di Lacan, anche se tutta l’impostazione differisce profondamente e sembra portare ad esiti opposti.
Come ho detto, colpisce il tentativo di cogliere il reale del sesso, nel senso che assume in Lacan non lo troviamo mai usato da Weininger , ma lo si può leggere nel tentativo di trattare del sesso, sia pur inteso come genere, in tutte le sue implicazioni.
Così nella Prefazione alla prima edizione:
“Nel presente libro tenterò di trattare della relazione dei sessi sotto una luce nuova e definitiva. Non cercherò di allineare in lunga fila il maggior numero possibile di singoli tratti del carattere, né di accumulare i risultati delle misurazioni scientifiche e degli esperimenti fatti sin qui, ma sarà mio scopo ridurre tutti i contrapposti tra l’uomo e la donna a un unico principio…”[1]
E più avanti: “ Devo però soggiungere che il problema singolo del contrasto dei sessi forma qui più che altro il punto di partenza, dal quale tentare un ulteriore approfondimento”. [2]
Anche per Otto Weininger i sessi sono due, dato di realtà, o come afferma sempre nella Prefazione “cose di esperienza scientifica”, ma con tutte le fluttuazioni possibili. Per questo verso risulta molto attuale. Non a caso l’Introduzione alla prima parte titola: Le varietà sessuali, Introduzione che termina con la domanda: “Dunque non vi sono differenze sessuali?”[3]
Il capitolo primo è invece intitolato: “Uomini” e “donne” e da lì inizia un riferimento che non sarà mai totalmente esplicito, ma che si legge chiaramente come di pertinenza significante, dato che: “ Esiste una quantità infinita di gradazioni tra l’uomo e la donna, un numero determinabile di forme intermedie” [4] . Ed ancora, “Nella pratica non si dà né l’uomo né la donna, ma soltanto l’essere maschile e l’essere femminile”[5]. Nel tentativo di render conto di tutte le fluttuazioni da un sesso all’altro questo capitolo si chiude con il rimando al racconto di Aristofane nel Simposio.
Però non si deve lasciarsi trarre in inganno da tale riferimento e dall’affermazione prima riportata; Weininger non pone l’esistenza dell’ermafrodito, ma neppure degli alverniati, ai quali ha fatto riferimento Di Ciaccia nel suo testo. No, non esistono gli alverniati per Weinninger, esistono uomo e donna e il loro rapportarsi, non dico rapporto sessuale, ma la loro relazione, che è fondante la civilizzazione e l’etica stessa.
“ La relazione dell’Io col mondo, il rapporto tra soggetto e oggetto è infatti, in certo qual modo, una riproduzione del rapporto tra uomo e donna in una sfera superiore più estesa, o meglio quest’ultimo è un caso speciale dell’altro”[6].
E’ quindi il sesso, a determinare la relazione dell’Io col mondo, che Weininger dirà malata, malata a causa della donna. Ed è qui che ritroviamo una grande attualità in questo autore perché per converso si potrebbe arrivare a dire che per Weininger, L/a donna non esiste, portando ad estreme conseguenze il ragionamento di questo autore.
La donna non esiste come individualità, è sempre plurale, è un’alterità rispetto alla legge maschile, all’eticità rappresentata dall’uomo.
E’ questa alterità, che comporta il male che divide e intacca l’eticità dell’uomo, inteso come Uno.
Ma ciò che determina in tutto la relazione uomo- donna è il phallus. Coté maschile e coté femminile. In questo senso il sesso è il phallus, che Weininger scrive sempre in questo modo, e non perché sia l’unico organo ma perché è l’espressione del desiderio sia nell’uomo che nella donna. Sicuramente non si può parlare di “significazione del fallo”, ma certamente tutto il percorso tortuoso e vertiginoso che Weininger ci fa fare riguarda il tentativo di dire se non l’ultima, definitiva, parola sul sesso, quantomeno poterlo dire, significare.
Tentativo che fallisce e porta ad un esito nefasto per l’autore, ma che pur è di grande attualità e ci provoca a partire dal titolo del nostro Convegno.
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[1] O.Weininger, Sesso e Carattere, Feltrinelli/Bocca, Milano 1978, p.35
[2] ibidem, p.37.
[3] ibidem, p.43
[4] ibidem, p.46
[5] ibidem, p.47
[6] ibidem, p.256