Emilia Cece – AME SLP, AMP
Sessualità
Nel Seminario XX Ancora, Lacan distingue la sessualità dall’amore ed il desiderio dalla sessualità in modo da svincolare quest’ultima dalla norma dettata dalla regola maschile.
Lacan precisa anche che il concetto di sessualità non avrebbe dovuto mai essere separato da quello di Inconscio, poiché l’inconscio si presenta come uno scacco alla natura, utile a far esistere un desiderio soggettivo in modo singolare.
La sessualità, che dovrebbe essere compresa a partire dalla relazione all’Altro, si trova anche a fare i conti con il concetto di pulsione, che ne rappresenta una corrispondenza nell’Inconscio.
Questo aspetto, enigmatico poiché attiene all’Inconscio, mostra come l’identità sessuale, all’uscita dell’Edipo, risulti essere unicamente l’effetto di una proiezione illusoria sul velo del fantasma.
Il Reale
Il Reale, che è ciò che resiste ad ogni tentativo di normalizzazione sociale, nel suo essere irriducibile, diventa progressivamente più importante per Lacan che volle situare il sesso al di là delle immagini e delle enunciazioni, per strapparlo alle mode, all’attenzione della politica e del sociale, alle influenze culturali che tentavano di normalizzare i costumi per adeguarli ad esigenze di mercato.
Con l’affermazione “non c’è rapporto sessuale”, Lacan si spinge ancora oltre introducendo il concetto di una disarmonia totale tra i sessi della quale si può sapere poco.
A partire dal XX Seminario e negli anni successivi, Lacan progressivamente sposterà la ricerca dal piano della causa a quello della logica. Questo passaggio è formalizzato a partire dall’intuizione che la sessualità, per quanto influenzata dal costume sociale e dall’identificazione immaginaria, dipende dal rapporto particolare che ogni Soggetto intrattiene con il proprio godimento.
Si distinguono, così, una J. fallica (dell’Uno tutto solo) da una J. pas-tout o anche detta Altra perché non corrisponde alla logica universale dell’Uno né al fantasma, né all’organo.
Lacan di quest’ultima dice che pur trattandosi di godimento mistico, come per S. Giovanni della Croce, può essere raffigurato nel lato destro delle formule della sessuazione ma vi possono accedere indifferentemente uomini o donne.
Va da sé che queste affermazioni, oltre a modificare radicalmente la logica messa in gioco, (la questione non sarà più legata all’assunto freudiano: avere o non avere il fallo), modificheranno la posizione stessa della psicoanalisi, che si rifonda come esperienza che non si sostiene se non dell’enunciato che non c’è , cioè “l’enunciato impossibile del rapporto tra i sessi”.
Non c’è rapporto sessuale.
Nel XIX Seminario, nell’insegnamento dell’anno precedente, Lacan dal primo capitolo introduce il concetto di un “Posto vuoto” necessario per afferrare qualcosa con il linguaggio e per penetrare nella “Natura del linguaggio”. Questo posto vuoto viene indicato con una x, lettera dell’incognita in logica, proprio per indicare che nella questione tra i sessi la logica occuperà il posto d’onore lungo il resto del suo insegnamento.
Questa x secondo Lacan, è il luogo in cui collocare “un dire” che, espresso nella sua forma completa, è: “non c’è rapporto sessuale”. Trova quindi, proprio in questa asserzione, il modo di formalizzare quel posto vuoto che dovrà consentire l’approccio all’indicibile.
Questa lettera x dell’incognita, segna il posto vuoto di una asserzione fondamentale che si assume come Vera e concerne l’impossibilità a dire qualcosa del rapporto sessuale. Nello sviluppo logico è evidente che se la verità si può dire solo a metà, l’altra metà del vero è, per questo seminario XIX, appunto il peggio.
La verità, potremmo aggiungere, è che il sesso non definisce alcun rapporto nell’essere parlante, non solo il rapporto sessuale, ma qualsiasi differenza, al di là del pene che è una piccola differenza.
Lacan fornisce un curioso esempio che sviluppa una evidenza sul piano logico:
“ Ogni animale provvisto di chele non si masturba”[1].
L’esempio, fondato su di una differenza qualsiasi, introduce un concetto di pas-tout in relazione ad una funzione f(x), da cui possiamo ricavare una derivata:
“Non-ogni animale provvisto di chele” [2] si masturba per riconoscere che la funzione non è universale.
Questa affermazione- dice Lacan – ci permette di fare una ripartizione in relazione alla funzione x che deve seguire una logica, anzi una “logica nuova” che si presenta come una costruzione a partire da ciò che non c’è.
Si tratta di riconoscere e di prendere atto di un limite proprio al linguaggio nella presa sul reale. Un limite della struttura stessa che richiede uno sforzo di un’invenzione a quanti cerchino di avvicinarsi.
La logica del rapporto tra sessi, già in questo seminario XIX, apre ad un molteplice inedito a partire da una differenza detta “naturale” da cui si creano due campi in opposizione tra loro.
Le formule della ripartizione sessuale che ne risultano, evidenziano come il rapporto tra le due parti destra e sinistra non esiste se non nella possibilità di trovare uno snodo nell’uso dei tre registri R.I.S., che occuperanno Lacan nell’ultimo periodo del suo insegnamento
E’ questo il punto di appoggio di Lacan per fondare la nuova logica a partire da qualche cosa che non c’è nel linguaggio, ovvero a partire dal limite del linguaggio nella sua presa sul reale del sesso.
Possiamo isolare ora l’enigma dei sessi in merito ad una funzione x:
Dal lato Uomo –> Ogni uomo è nella funzione fallica
Almeno uno fa eccezione alla funzione fallica
Dal lato Donna –> Non ogni Donna è sotto la funzione fallica
Non esiste nemmeno una che sia tutta nella castrazione.
In L’étourdit [3] nello stesso periodo, Lacan afferma nella formula della sessuazione: esse, le donne, sono non tutte, con la conseguenza che non ce n’è nemmeno una che sia tutta nella funzione fallica (cioè nella castrazione).
Secondo la logica degli insiemi, alle donne prese singolarmente, la funzione fallica dunque inerisce e non inerisce.
Da questa ripartizione logica ricaviamo facilmente che il Reale si iscrive diversamente per i due sessi: se per ogni uomo il limite è il posto dall’eccezione che fonda e conferma la regola, per la posizione femminile il limite è escluso ma è iscritto nel non-tutta sotto la forma di S(A/). Questo limite, dal lato donna- procede Lacan – viene mostrato nella sua topologia all’interno del vuoto che abita le strutture, riguardando individui di qualsiasi sesso inerisce: donne, mistici, poeti, psicoanalisti. Si trova dal lato Donna solo per evidenziare che è fuori dalla normalizzazione del fallo.
Si possono trarre da questo quattro conseguenze:
- La funzione è unica, si tratta di Fx, che si riferisce all’atto sessuale
- La differenza non attiene la funzione fallica perché è presente per tutti i sessi
- La funzione fallica non fa la differenza che deve essere dunque cercata altrove
- E’ evidente e dimostrato come il rapporto tra i due sessi manca. Se infatti sul piano superiore dell’esistenza possiamo facilmente reperire come non esiste nessun rapporto tra le due metà che sia sotto la funzione fallica che, per definizione è la funzione che consente di intendersi attraverso il simbolico e che consentirebbe di attribuire un senso dell’esistenza del rapporto in quanto godimento radicato nel corpo, ne consegue che il rapporto non esiste. Sul piano inferiore, laddove ipoteticamente sarebbe possibile una qualche intesa, la donna non è tutta e quindi se la svigna o…peggio [4], svanisce.
Mentre dal lato uomo l’esistenza viene garantita proprio dal limite imposto dall’eccezione che conferma la regola fallica, dal lato donna non si pone limite ma anzi viene messo in funzione l’illimitato, l’esistenza senza eccezione risulta così minata dall’inconsistenza e, possiamo dire, ogni donna è potenzialmente probabile che si dilegui perché è mobile, come piuma al vento, segnata come non-tutta da specifica dualità.
Con questo, le teorie freudiane sulla differenza di genere vengono del tutto superate ed il discorso analitico, preso atto dei suddetti due limiti diversamente in esercizio, è tenuto a prendere in conto non tanto il dire, quanto quel discorso senza parole per il quale si fonda la necessità di far ricorso a nuove scritture, alla lettera matematica ed al numero, ovvero a scritture più idonee ad approcciare il Reale.
In L’étourdit ancora leggiamo: “Si tratta di prendere atto della necessità di approdare ad una nuova visione del mondo che prenda atto del Reale e dello scacco apportato da questo a tutti i discorsi” [5].
Tra L’étourdit ed … ou pire, in sintesi, si gioca la svolta relativamente a questa nuova visione del mondo che coinvolge non tanto la logica quanto la matematica, come viene ben esplicitato: “Il posto del dire è in effetti l’analogo nel discorso matematico di questo reale che gli altri discorsi serrano, l’impossibile dei loro detti” [6].
Cosa viene al posto del Reale tra i sessi?
Lacan ha fatto più volte riferimento alla matematica, maggiormente dopo una ventina di anni di insegnamento. Tra le Scienze, non ha mai fatto mistero di una preferenza verso quest’ultima, alla quale si dedica, come in un primo tempo aveva fatto con la linguistica, non senza modificarla.
Lacan afferma che, in matematica il dire è un analogo del Reale, mentre negli altri discorsi scientifici non è il dire che fa l’indice del Reale ma l’impossibile dei detti. Per questo l’analisi è l’ascolto di un discorso senza parole. Abbiamo un impossibile nel dire ed un impossibile nei detti da cui Lacan ricava una nuova definizione di struttura: “Questa dit-mension di un impossibile che va a comprendere esattamente l’impasse propriamente logica, ed è appunto ciò che chiamiamo struttura”.
Perché mai tirare la struttura verso questo piano della logica?
Probabilmente perché se la logica punta a dare una nuova regola al discorso (oltre il fallo possiamo dire), il Reale si afferma proprio nelle impasse della logica.
In L’étourdit leggiamo: “Non è per niente che la psicoanalisi si fonda sul Soggetto supposto sapere: si, certo essa suppone di rimettere in questione il sapere, perciò è meglio che lo sappia alla fine” [7].
A mio avviso, Lacan allude qui alla teoria sulla Passe, che metterà a punto progressivamente come invenzione estrema, tesa a circoscrivere il reale tra i sessi nel momento del fine analisi, come un sapere non saputo che lascia cadere il soggetto supposto sapere nel tempo dell’attraversamento del fantasma.
La Sagna [8] ipotizza che Lacan sognasse una psicoanalisi adatta a trasformare tutto il sapere in una supposizione, in un insieme di ipotesi da sottoporre a dimostrazione.
Probabilmente è così. Lacan, dirà infatti che la topologia è la via per uscire dalla supposizione di sapere ed opporrà la topologia del discorso alla logica facendo un buco nell’Universo sferico, che assume il valore di un’obiezione.
Nella terza parte di … o peggio, il Reale che Lacan ha tentato di isolare, di circoscrivere, viene così definito in termini numerici: “Y’a de l’Un”.
Riprendendo così lo sviluppo logico di Cantor, afferma che la serie di numeri non rappresenta nient’altro che il transfinito e l’inaccessibile del due da cui si costituisce il numerabile all’infinito.
Il riferimento al Reale del rapporto tra sessi approderà, progressivamente, nell’ultima fase del suo insegnamento, J. Lacan, con uno sviluppo puramente matematico, acquisita l’inaccessibilità del due ed il riconoscimento dell’Uno, punterà in direzione del transfinito ed alla teoria dei nodi.
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[1] J. Lacan, Il Seminario, Libro XIX …o peggio, Einaudi ,Torino 2020 p. 8
[2] Ibid.
[3] Cfr. J. Lacan, Autres écrits, Seuil, Paris, 2001 p.465
[4] Cfr. J. Lacan, Il Seminario Libro XIX …o peggio, p.105
[5] J. Lacan, Autres ècrits, Seuil Paris 2001 p.476 [trad. dell’autore]
[6] Ibid. p. 476 [trad. dell’autore]
[7] Ibid. p. 477 [trad. dell’autore]
[8] P. La Sagna, Contrer l’Universel, Ed. Michèle, Pars 2020