Il ravage: un accesso senza speranza al rapporto sessuale
Maura Gaudenzi

Ne Lo Stordito Lacan afferma “In considerazione di quanto ci dà l’esperienza non c’è niente di esorbitante se si propone all’essere o all’avere il fallo la funzione che supplisce al rapporto sessuale”[1].
Supplire è la stessa parola che Lacan usa nel Seminario XX quando definisce l’amor cortese “E’ un modo assolutamente raffinato di supplire all’assenza di rapporto sessuale facendo finta che siamo noi a ostacolarlo” [2].
Mi domando: il ravage può essere considerato una supplenza al “non c’è del rapporto sessuale”[3] ?
La supplenza è una modalità di significantizzare il godimento, senza il ricorso alla soluzione standard dell’Edipo. La supplenza, da un punto di vista logico implica una sostituzione, quella di un elemento con un altro elemento, e questo ha la funzione di stabilizzare la catena significante attraverso il nuovo punto di capitonaggio trovato. Nel ravage il capitonaggio non c’è, è l’altra faccia dell’amore, il ritorno della domanda d’amore, è come il sintomo ma ha un indice infinito, dice Miller ne L’Osso di un’analisi, e aggiunge “il sintomo dal lato femminile è segnato dall’infinito della struttura del Non-Tutto: È per questo che da questo lato prende la forma della devastazione”[4].
Sempre ne Lo Stordito Lacan afferma “Al rapporto sessuale c’è soltanto un modo di accesso senza speranza, la sincope della funzione che si sostiene unicamente per il suo sembrare…”[5]
Altra modalità senza speranza di accesso al rapporto sessuale, dal lato del soggetto femminile, sostiene Marie-Hélène Brousse in La devastazione alla luce della vacillazione dei sembianti, è proprio il ravage, “con il trattamento particolare fuori discorso che implica del corpo”[6].
Qualche pagina prima, nello stesso articolo, Brousse articola, a partire dalla lettura fatta da  J.-A. Miller in Les Us du laps[7]  del Rapimento di lol V Stein di Marguerite Duras, che il rapimento è legato al fatto di avere un corpo che di conseguenza può essere sottratto, “la madre si rivela dunque una rapitrice di corpo, di struttura potremmo dire, perché parla”[8]. Esiste una doppia logica: da una parte, la parola della madre realizza l’immagine del corpo del soggetto i(a), dall’altra parte, ella gode del bambino come oggetto a, che la completa come madre. Il confronto al senza limite della madre, la mancanza di un significante per dire il suo essere, deruba la figlia dai sembianti identificatori. In ogni caso, il ravage si presenta quando alcun sembiante viene a bordare questo illimitato.
J.-A. Miller indica che nella nevrosi, il rapimento si può comprendere come furto dell’immagine del corpo, svelando, sotto i(a), l’a che è il soggetto femminile nel desiderio dell’Altro. Brousse seguendo Miller indica allora il rapimento “come forma di perdita corporale non simbolizzabile dal significante fallico, una non riduzione delle immagini catturanti all’immagine centrale del corpo, una non iscrizione del corpo nel desiderio dell’Altro”.[9]
La devastazione svela il reale della spiaggia, spiaggia di cui parla Lacan ne Lo Stordito, spiaggia costruita dal Nome-del Padre, spiaggia dove si “arena”[10] il sembiante. Brousse fa allora rifermento al Partner-ravage, così come lo descrive nel Seminario XXIII Lacan “possiamo dire che l’uomo è per una donna quel che più vi aggrada, ossia afflizione peggiore di un sinthomo. Potrete articolarlo come vi pare. È addirittura una devastazione”[11].
Già Freud aveva anticipato…
Innanzitutto mi domando: il passaggio dalla madre ad un uomo possiamo definirla una sostituzione? Di che ordine? Freud ci dà diversi elementi interessanti.
In La femminilità, Freud colloca il ravage come un attaccamento preedipico della ragazza alla madre. A questo livello Freud rivela il fantasma di seduzione, ma anche l’angoscia di essere uccisa o avvelenata dalla madre. Il fantasma di seduzione trae origine nel rapporto corporale che il bambino intrattiene con essa nella prima infanzia. La bambina cresce, l’allontanamento si produce sotto il segno dell’ostilità, l’attaccamento diventa odio. L’odio è legato al fatto che la madre è agente di privazione e frustrazione.
In relazione alla sessualità femminile, la ragazza rende la madre responsabile della sua mancanza di pene. Questo rimprovero è inaugurato dalla vista degli organi genitali del sesso opposto. Lei si sente “danneggiata” “e cade quindi in balia all’invidia del pene”[12]. Dunque l’ostilità è chiaramente rapportata al complesso di castrazione. Il desiderio si orienta verso il padre sotto forma del desiderio di avere un figlio dal padre, marcando l’entrata nell’Edipo. Freud nota che la scelta d’oggetto della donna si fa «secondo il tipo paterno» ma spesso “Il marito, che aveva ereditato dal padre, assume col tempo anche l’eredità materna”[13], da cui il fatto che “la vita di una donna può esser riempita dalla lotta contro il marito”[14]
Ancora Freud, in Sessualità femminile, insiste sull’attaccamento preedipico alla madre che dice di aver sottostimato. Là dove troviamo un legame intenso al padre “là vi era stata… prima una fase di esclusivo attaccamento alla madre, della stessa intensità e passionalità”[15]. Indica che certe donne restano attaccate al loro legame originale con la madre e non giungono mai veramente a spostarlo sull’uomo. D’altra parte, constata che le donne non nevrotiche restano per lungo tempo attaccate al padre. Trova allora nella dipendenza alla madre, il germe della paranoia, così come una forma di ravage in rapporto all’assenza di separazione. Paragona allora il dominio preedipico a qualcosa di “umbratile, arduo da riportare in vita, come se fosse precipitato in una rimozione particolarmente inesorabile”[16]. Freud accentua questa dimensione di separazione impossibile, tanto che il legame madre-figlia non passa interamente per la castrazione e perdura al di là dell’Edipo. Aggiunge alla privazione, l’assenza di separazione che ci conduce più chiaramente ancora ai confini di una zona al di là della morsa significante.
L’asserzione del Seminario XXIII sembra un’eco di questa prima intuizione di Freud per la quale l’uomo può dimostrarsi una devastazione per una donna in ciò che al di là del partner o attraverso lui, emerge «ciò che è stato rimosso all’origine», eredità della fase preedipica, cioè ciò che fa ritorno in questa parte del legame con la madre relativa a un godimento fuori dall’economia fallica.
Lacan ne Le Formazioni dell’inconscio[17], logicizza la prospettiva freudiana. Mette in questione la fase preedipica e precisa il tempo dell’Edipo a partire dall’inserimento del fallo come significante, ciò che conduce a riordinare la questione femminile intorno alla divisione tra il fallo e l’al di là del fallo. Lacan precisa che il fallo è il significante del desiderio materno, il bambino cerca di soddisfare il desiderio della madre, identificandosi al fallo che nomina il suo desiderio. Il padre interviene come privatore della madre, distaccando il soggetto dalla sua identificazione. L’uscita dall’Edipo avviene dunque attraverso una identificazione al padre, e la formazione di I(A), l’Ideale dell’Io, a partire dai tratti prelevati dal padre.
M.-H. Brousse in Una difficoltà nell’analisi delle donne: il ravage del rapporto alla madre[18], sviluppa a partire dal Seminario V come si abbozza una versione del ravage ancora articolato alla problematica fallica, relativo al godimento della madre e al suo rapporto con il linguaggio. Il ravage, interviene allora quando la madre restando Altro non intaccato dallo scambio fallico e dalla legge simbolica, resta l’oggetto unico del bambino unico, cioè quando il bambino resta identificato al fallo immaginario di una madre riempita dal suo oggetto. Un’altra risposta, nota ancora Brousse “consiste nello strappare alla madre ciò che non entrerà nello scambio che non c’è e che, non del tutto strappato, si converte in un rifiuto”[19], cioè perseguire ciò che della madre è sfuggito allo scambio fallico. In tutti e due i casi, “la madre tende a rimanere l’Altro reale, è interpretata come l’Altro del godimento. Evoca dunque sia la fusione impossibile che la persecuzione”[20].
Dal Seminario Ancora[21] il ravage emerge relativamente alla divisione della donna tra il godimento fallico e il godimento femminile o Altro godimento, quando il bambino ha stretta funzione di contenimento del non-tutto e quando è mantenuto in posizione di oggetto. Brousse precisa che c’è presso la madre, sul lato del desiderio, un godimento sconosciuto, femminile. “Il ravage può dunque apparire nel punto del godimento enigmatico e senza limite avvertito presso sua madre dalla figlia femmina, godimento non limitato dal fallo (o sembiante fallico). Da cui l’affermazione ricorrente presso questi soggetti femminili della follia materna, dello scatenamento materno contro l’ordine del discorso”[22].
Un uomo ravage per una donna, precisa Brousse, in riferimento a RSI[23],  è colui che rianima il senza limite del godimento femminile non saturato dalla funzione fallica, “Non ci sono limiti alle concessioni che ciascuna fa a un uomo: del suo corpo, della sua anima, dei suoi beni”[24].
Brousse conclude con un rilancio molto interessante  “Infine la devastazione si incontra nel punto in cui il sembiante si arena. E’ dunque trattabile nella cura analitica […] nell’analisi il sembiante è messo a nudo, cosa che infine dà al soggetto una possibilità di inventare un nome che non c’è per delimitare questa zona di reale ai confini della parola”[25].
Mi domando: un modo per costruire una supplenza?

[1] J. Lacan, Lo Stordito, in Altri Scritti, Einaudi, Torino, 2013,  p.454.
[2] J. Lacan, , Il Seminario. Libro XX. Ancora (1972-1973), Einaudi, Torino, 2011, pp. 65-66
[3] Ivi, p.33.
[4] J.-A. Miller, L’Osso di un’analisi, Franco Angeli, Milano, 2001, p. 56
[5] J. Lacan, Lo Stordito, in Altri Scritti, cit, p.456.
[6] M.-H. Brousse, La devastazione alla luce della vacillazione dei sembianti, in La Psicoanalisi n. 34, Astrolabio, Roma, 2003, p.132.
[7] J.-A. Miller., Les us du laps, 1999-2000, Corso tenuto presso il Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII (inedito).
[8] M.-H. Brousse, La devastazione alla luce della vacillazione dei sembianti, in La Psicoanalisi n. 34, cit, p.130.
[9] Ibidem.
[10] J. Lacan, Lo Stordito, in Altri Scritti cit, p.456.
[11] J. Lacan, , Il Seminario. Libro XXIII. Il Sinthomo (1975-1976), Astrolabio, Roma, 2006, p.97.
[12] S. Freud, La femminilità, in Opere, vol.11, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, p. 231.
[13] Ivi, p.239.
[14] Ibidem.
[15]S. Freud, Sessualità femminile, in Opere, vol.11, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, p.63.
[16] Ivi, p.64.
[17] J. Lacan, , Il Seminario. Libro V. le formazioni dell’inconscio, (1957-1958), Einaudi, Torino, 2004.
[18] M.-H. Brousse, Une difficulté dans l’analyse des femmes: le ravage du rapport a la mère, in Ornicar? n.50, Paris Seuil, diffusion Navarin, traduzione propria.
[19] M.-H. Brousse, La devastazione alla luce della vacillazione dei sembianti, in La Psicoanalisi n. 34, cit, p.125.
[20] Ibidem.
[21] J. Lacan, Il Seminario. Libro XX. Ancora (1972.1973), cit.
[22] M.-H. Brousse, Une difficulté dans l’analyse des femmes : le ravage du rapport a la mère, in Ornicar? n.50, cit, p.101.
[23] J. Lacan, Il Seminario. Libro XXII. R.S.I. (1974-1975), inedito.
[24] J. Lacan, Televisione, in Altri Scritti, Einaudi, Torino, 2013,  p.534.
[25] M.-H. Brousse, La devastazione alla luce della vacillazione dei sembianti, in La Psicoanalisi n. 34, cit, p.133.