Il Reale del Sesso e il bambino
Pamela Pace – (Partecipante alle attività SLP) 


La mamma di Martino, mi contatta preoccupata per il figlio di sette anni, che presenta da un po’ di tempo dei problemi con la pipì. La mattina non vuole farla e, sovente, torna da scuola con le mutande bagnate. Incontro Martino in seduta. E’ un bambino che parla e così mi metto all’ascolto del suo discorso. Presto veicola un segreto e un interrogativo, ancora senza risposta. Non è che la mattina non vuole fare la pipì, non può. Il mio coso è duro e così non riesco! Capita a volte anche a scuola, per questo motivo si trattiene ma poi ne perdo un po’ nelle mutande. Martino cerca di nascondere direttamente nella lavatrice le mutande bagnate, ma la mamma le trova sempre e lo sgrida. Vuole sapere perché le bagno, ma io certo non posso dirglielo.
Non può dire e non può fare pipì! Figlio unico di genitori molto credenti e cresciuto in un ambiente religioso e rigoroso, non sa come dire ma nemmeno come ordinare dentro di sé i tanti interrogativi, accompagnati da emozioni contrastanti che Martino descrive: vergogna, senso di colpa e anche un po’ di paura. Mica riesco a controllarlo, fa tutto lui!  Dal suo discorso emerge una madre insoddisfatta, che si lamenta sempre, triste ma anche impicciona e comandina e un padre serio che fa sempre discorsi pesanti e lo sprona a pregare, perché le preghiere risolvono tutto e mettono la pace nel cuore.
Ritengo che Martino stia incontrando il reale del godimento del suo “coso”, che tutte le mattine invade il suo risveglio, entra in gioco senza che lui sappia cosa farsene. Qualcosa irrompe, rompe e fa paura.
La pulsione sessuale ed il godimento sono ciò che ingombrano anche Rebecca, cinque anni. La mamma esprime la sua preoccupazione perché la figlia fa la pipì in piedi e non c’è verso di convincerla a sedersi sul water. Rebecca risponde irritata all’invito della mamma a sedersi: perché loro la fanno in piedi e io non posso? – protesta la piccola. Tuttavia, la signora evidenzia che, secondo lei, la figlia, in quei momenti, prova una sorta di piacere a stringersi proprio lì. Infatti ,non vuole nessuno in bagno e sta in quella posizione più tempo rispetto al dovuto.
Nel  Seminario XX Lacan presenta il corpo come una sostanza godente «Il corpo è qualcosa che si gode» [1].
Il reale del sesso, nel bambino, mi sembra possa riguardare l’incontro con qualcosa che c’è  ed è visibile, ma anche con qualcosa che non c’è, dunque è invisibile. Un evento del corpo appare, irrompe e poi scompare mentre un altro si manifesta per caso, più silenzioso e nascosto. Il reale del sesso è un incontro, casuale e segreto che innesca enigma, paura e interrogativi.
Come se la sbrigano i bambini di oggi con il proprio godimento? Quali sensi costruiscono rispetto all’incontro con il godimento della madre e del padre? Come inoltre sbrogliano l’enigma dell’origine? E dove si ficcano? Nell’altro coté, quale posto occupa oggi un bambino rispetto al godimento della madre, del padre?
Nella sua Conferenza “Il sintomo”, pronunciata a Ginevra nel 1975 [2], Lacan mostra ciò che fa trauma per l’essere parlante: l’essere parlante abita un corpo che non è la sua anatomia.  Per Martino e Rebecca è in gioco l’incontro con il godimento del corpo, subìto. Una sorpresa nel reale che sconcerta in quanto separata da ogni senso e difficile da soggettivare. Il reale del godimento, si presenta come una esteriorità.
Martino, con il suo “coso” fa esperienza di corpo, traumatica e reale perché orfana di un Altro del linguaggio. Gradatamente, il bambino dovrà trovare un altra modalità, meno sintomatica della ritenzione dell’urina, per operare una sua costruzione significante.
Rebecca  sta tastando il suo modo di fare i conti sia con la differenza nel registro del corpo, la differenza tra maschi e femmine rispetto ai genitali sia, in particolare, il faticoso incontro con la castrazione, necessario a costruire un senso rispetto all’indicibile. Come evidenzia Freud «Il bimbetto percepisce la differenza che esiste tra gli uomini e le donne, ma in un primo momento non ha occasione di metterla in relazione con la differenza dei loro genitali» [3]. Miguel Bassols  ci ricorda che «la differenza dei sessi non esiste nell’inconscio» [4].
Accosto la considerazione di Freud con quanto evidenzia Lacan, nell’Istanza della lettera dell’inconscio, a proposito di un ricordo dell’infanzia di una persona, “degna della mia fiducia in un episodio che riguarda due bambini ad una stazione ferroviaria: “ Uomini e Donne da questo momento saranno per quei bambini due patrie verso cui le loro anime si rivolgeranno con ali divergenti, e sulle quali sarà loro tanto più impossibile venire a patti in quanto, trattandosi in verità della stessa patria, nessuno dei due potrebbe cedere sulla precellenza dell’una senza attentare alla gloria dell’altra” [5].


[1] J. Lacan, Il seminario. Libro XX, Ancora (1972-1973), Einaudi, Torino 2014,  p. 23

[2] J. Lacan, Conferenza di Ginevra del 1975, in «La Psicoanalisi», n. 2, Roma, Astrolabio, 1987

[3] S. Freud, L’organizzazione genitale infantile (1923), in Opere vol. IX, Boringhieri, Torino 1989, p. 564

[4] M. Bassols, Lacan Quotidien, n° 905, 22 décembre 2020, Secrétaire ECF (www.lacanquotidien.fr).

[5] J. Lacan, L’istanza della lettera dell’inconscio o la ragione dopo Freud, in Scritti, vol. I, Einaudi, Torino 1974, p.495