Fuori programma.
Maurizio Mazzotti – AME SLP, AMP 


Il  reale del sesso, il nostro della specie parlante, è un fuori programma. Utilizzo questa parola nel senso preciso che ha nella biologia  di oggi, la biologia molecolare, del tutto diversa da quella che c’era prima. Solo con quest’ultima abbiamo un’idea scientificamente consistente, il che non vuol affatto dire definitiva, del programma, anzi questo stesso termine è il prodotto di questa biologia.
Per precisione i termini sono due, riproduzione e programma. Occorre tener presente che sono assolutamente correlati e l’uno non va senza l’altro.
Riproduzione è un termine che compare nel XVIII secolo, il programma certamente è molto molto più attuale. Riproduzione comunque, specialmente a partire dalla biologia molecolare, indica strettamente la riproduzione della vita, attraverso le molteplici forme viventi, entro cui ci siamo anche noi, la specie parlante. Lacan, ogni volta che interviene a proposito della logica della matematica della fisica, della medicina, e della biologia appunto, lo fa sempre  ferrato nel concetto e con una precisione terminologica che dimostrano come non tenesse affatto in secondo piano un certo livello di formazione scientifica. Infatti, per esempio nel Seminario XIX, in modo puntuale e decisivo ci ricorda che tra le specie viventi che si riproducono c’è il batterio1.

Perché lo ricorda? Per il semplice ma essenziale motivo che è proprio lo studio e la ricerca della biologia molecolare sul batterio e le popolazioni batteriche che si è arrivati ad isolare il programma.
Si è potuto farlo perché era più semplice per così dire, oltre che avendone la tecnologia adeguta. Più semplice perché il batterio, come noto, è una celulla, una sola cellula, niente di più, ma nemmeno  niente di meno, in quanto, come ha potuto dimostrare la biologia molecolare, è un organismo vivente a tutti gli effetti.  Il che vuol dire biologicamente che ha, in primis un programma genetico completo, in lunghezza un millimetro e mezzo, cioè mille volte più grande della cellula medesima, eppure sta lì dentro, in un modo o nell’altro, poi ha enzimi e proteine. Questo basta a che la cellula si riproduca ogni volta dividendosi in due cellule e così via. Il batterio è in senso biologico, la forma di vita più  basica che ci sia ed è qui, sulla terra, da vari miliardi di anni.

Lacan ne parla e lo fa per dirci che il batterio si riproduce senza alcun riferimento al sesso e che dunque, cito “ è accertato che il sesso è soltanto una modalità particolare di ciò che consente la riproduzione del corpo vivente”2. E qui interviene il programma, appunto, che interviene in tantissimi casi, independentemente dal sesso, e in altri, come nel nostro caso, secondo la simpatica espressione di Francois Jacob3, si serve del sesso come “ausilio” per realizzare la riproduzione della vita. Qui è chiaro che il programma è il programma genetico, quello in cui ha posto quel “gene egoista”4 che ha il solo scopo di riprodurre la vita di una specie, nient’altro, e si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per questo scopo.

Ora prima di tutto questo circolava tutt’altro discorso su questo argomento, non si trattava né di riproduzione né di programma. Ce lo ricorda Schreber nella sue Memorie, quando nella sua metafora delirante parla di creazione, di creato e di creature. Fino al XVII secolo tutto era un evento per grazia di Dio, ciò che veniva al mondo era sempre l’opera del creatore, di una creatio ex nihilo, evento, in un mondo che era l’immagine del creato. Ora invece abbiamo la riproduzione, non la creazione della vita, e soprattutto abbiamo il programma, Il “codone”5, la serie di un certo numero di cromosomi che dettano il risultato. Sempre Jacob diceva che questo programma può anche pensarsi, dato il livello di cifratura molecolare a cui ci troviamo, come una lingua in cui le relazioni tra il significante che detta e il significato che si realizza sono legati insieme in maniera che “ non possono cambiare”6. Ecco qui il programma reale che la biologia mette a capo della riproduzione della vita.
E il sesso? Per il parlante, è una questione privilegiata  al livello della significazione del fallo in quanto significantizza ed isola il godimento in gioco, interviene  come ausilio alla riproduzione anche della nostra vita ma soprattutto  dandoci la possibilità della più ampia e variegata molteplicità di forme e di utilizzo della sessualità che si sia mai vista in una specie vivente.

Il fallo è sempre dappertutto, basta leggere anche in coloro che si spingono in ricerche ben speciali attorno al sesso, quante volte e in che numero viene fatto riferimento al “dildo “, il fallo che si vorrebbe perché non viene giù, tanto per dimostrare paradossalmente, come è lì che non c’è rapporto all’altro ed è lì, come hanno molto ben ricordato i colleghi che sono già intervenuti in questa presentazione (Francesconi, Di Ciaccia e Reinoso) che ritroviamo nella nostra specie il reale del sesso, in un’inesistenza di rapporto sessuale.
Questo reale dell’impossibile è il nostro fuori programma, che fa la nostra chance vitale e sessuale anche se non bisogna dimenticarsi, per noi parlanti, un’altra faccia del nostro fuori programma, cioè il rapporto “disturbato al proprio corpo che si chiama godimento”7. Per questo scombussolamento in  un certo numero di casi s’infila quella che Freud ha chiamato pulsione di morte e una volta Lacan  “lamella”, cioè quel godimento che non è più del fallo ma che non è nemmeno più della riproduzione della vita.

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[1] J. Lacan, Il Seminario. Libro XIX. …o peggio, a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino, 2020, p. 47.
[2] Ivi., p. 37.
[3] F. Jacob, La logique du vivant, Gallimard, Paris, 1970, p. 330.
[4] R. Dawkins, Il gene egoista, Mondadori, Milano 2014.
[5] J. Lacan, Op. cit., p. 37.
[6] F. Jacob, Op. cit., p. 327.
[7] J. Lacan, Op. cit., ibidem.