Il dire del sesso.
Rosa Elena Manzetti – AME SLP, AMP


Nella sesta lezione del seminario L’identification,1 Lacan avvia la sua elaborazione sulla differenza tra nome proprio e nome comune. Egli, a differenza di Stuart Mill e sir Alan Gardiner, individua  la specificità del nome proprio dalla parte della scrittura: vi è affinità tra il nome proprio e la marca, il segno.
Allo stesso tempo affronta una questione cruciale, quella del Senza-nome nella struttura. Il nevrotico, dice, si sostiene sull’io forte, “forte a tal punto che si può dire che il suo nome proprio lo importuna, e che in fondo il nevrotico è un Senza-Nome”.2 È importante avere presente che ci troviamo qui nella logica delle strutture cliniche che tende a individuare il tratto comune, non nella clinica che mira a cogliere la singolarità.
Il “suo nome proprio lo importuna”, non lo lascia tranquillo: ciò mette in rilievo l’assenza di una determinazione soggettiva, la difficoltà a concludere e ad assumere la propria decisione. il contrario di una certezza.
In fondo “il nevrotico è un Senza-Nome” definisce il soggetto al di qua di un’analisi e di conseguenza indica che il nome proprio sta dalla parte della singolarità. Lacan definendo il nevrotico un Senza-Nome mostra allo stesso tempo l’orientamento dell’analisi.
In fondo ciò che “importuna” è un fuori dal comune, l’effetto di singolarità, proprio ciò che il nevrotico tende a cancellare, pur rivendicandola. Soltanto alla fine dell’analisi il soggetto fa a meno della rivendicazione delle “piccole differenze”, poiché è divenuto la “differenza assoluta”.
Il “Senza-Nome” prende forme diverse a seconda degli analizzanti. Può assumere la forma di una questione: come si può essere sicuri di essere donna o di essere uomo? Come essere sicuri che sia la scelta giusta? Come essere sicuri che si tratti del mio desiderio?  Si tratta di una ricerca identitaria a cui può mettere fine soltanto un nome che non sia di finzione, ma il nome di ciò che resta di irriducibile alla fine di un’analisi.
Il “Senza-Nome” è perciò l’effetto dell’oscillazione significante in gioco prima che il reale riveli al soggetto la sua cifra, il suo nome proprio.
La garanzia non può venire dall’Altro, viene soltanto dall’atto, anche la garanzia che concerne il sesso viene dall’atto. Qui interviene la dimensione di ciò che Lacan designa come scelta del sesso in termine di autorizzarsi. Egli dirà nel 1974 che “l’essere sessuato si autorizza soltanto da sé”.3 E occorre notare che l’atto sessuale è un reale che non si scrive nell’essere. La sola certezza concernente l’identità sessuale deriva dal fatto che un soggetto si faccia responsabile del suo godimento. L’essere sessuato è il montaggio pulsionale, il mito fabbricato da un soggetto per dare forma e strutturare il godimento. È il modo in cui la sessualità si ordina nell’inconscio. All’inesistente risponde un modo di supplenza che si traduce in una certezza generata.
In Televisione Lacan mette in rilievo che, seppure non si possa fare a meno del mito che serve a ciascuno a ricoprire il reale della struttura, esso non garantisce la decisione. Leggiamo infatti che “quand’anche i ricordi della repressione familiare non fossero veri, bisognerebbe inventarli, e non si manca di farlo. Il mito è questo: il tentativo di dare forma epica a ciò che si produce per via della struttura. L’impasse sessuale secerne le finzioni che razionalizzano l’impossibile da cui essa proviene. Non dico che siano immaginate, ma come Freud vi leggo il richiamo al reale che di esse risponde.”4
C’è un reale alla base, comune ad ogni essere parlante, ma in più esiste un rapporto a tale reale, proprio a ciascuno, relativo al mito che fabbrica per nominare il reale del sesso. Il reale giustifica il posto del mito anche nella esperienza dell’analisi. Il mito è una finzione che serve da copertura del reale.
Ma in cosa il sesso è un reale? È del reale, non soltanto perché l’esperienza che se ne ha è sempre diversa da come lo si immagina, ma anche perché non è possibile inscrivere l’esperienza una volta per tutte, poiché essa comporta sempre una dimensione imprevedibile. L’atto sessuale è sempre contingente.
Deducendo dal dire di Freud “non c’è rapporto sessuale”5, Lacan indica che c’è un reale nell’incontro dei godimenti che non si scrive. La questione è quindi la risposta singolare data da ciascuno al “non c’è rapporto sessuale”. Tale risposta sarà il dire del sesso di ciascun parlessere. In analisi si tratterà di identificare il dire del sesso, in quanto reale del sesso.

[1] J. Lacan, Le Seminaire Livre IX, L’identification, inedito.

[2] J. Lacan, Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell’inconscio freudiano, in Scritti, Einaudi, Torino 1974, p. 830

[3] J. Lacan, Le Seminaire, Livre XXI, Les non-dupes errent, lezione 9 aprile 1974, inedito

[4] I. Lacan, Televisione, in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 526

[5] J. Lacan, Lo stordito, in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 451