Il rapporto tra i sessi: un enigma
Vincenza Bertolino (partecipante alle attività della SLP)
Quando ho saputo del tema proposto, mi sono ritrovata in un mare sconfinato in cui non trovavo nessun appiglio. Approdo al Seminario XIX “…o peggio”[1], e rimango incuriosita da ciò che Lacan dice nella prima pagina sul titolo di questo seminario e nello specifico in riferimento ai tre puntini di sospensione, che stanno ad indicare o a creare un posto vuoto.
Lacan sottolinea l’importanza del posto vuoto, ossia quel posto occupato da ciò che non si scrive, un posto vuoto occupato da una x, un enigma.
Questo punto mi ha fatto riflettere sulla mancanza, come ciò da cui si parte per una ricerca di sapere, per trovare ciò che non si ha, quindi è solo da ciò che non c’è che ci possiamo mettere a lavoro per creare qualcosa di inedito.
Da questo momento in poi inizio a viaggiare nella lettura e nella scrittura facendomi guidare da ciò che non conosco, soffermandomi su ciò che incuriosisce.
Da dove vengono i bambini?
Già Freud mette in rilievo fin dall’inizio della sua elaborazione sulla sessualità infantile che il bambino è attratto dai problemi sessuali e che la pulsione di sapere dei bambini si manifesta molto presto. L’attività esplorativa del bambino sul rapporto con l’altro sesso è accompagnata da questo enigma: da dove vengono i bambini?
I bambini come piccoli esploratori iniziano il loro lavoro alla ricerca di un sapere intorno a questo vuoto, accompagnati dalla curiosità e dal desiderio di sapere.
Freud nel saggio Istruzione sessuale dei bambini del 1907 afferma: “La curiosità ci fa indagare su cose che se ci fossero state comunicate schiettamente avrebbero suscitato poco il nostro interesse […] proprio il fare misterioso con cui i genitori trattano argomenti che lui già conosce acuisce il desiderio di sapere di più. Questo desiderio, appagato solo in parte e di nascosto, infiamma i sentimenti e corrompe la fantasia”.[2]
Quest’interrogativo enigmatico sull’origine tocca ciascun essere parlante fin dalla sua venuta al mondo, un vuoto di senso che non trova risposta e spinge al desiderio di sapere.
L’incontro contingente
Il reale del sesso, riguarda ciò che Lacan chiama il – non c’è rapporto sessuale – ossia un’impossibile a fare Uno nella relazione sessuale. È un reale che riguarda ciascuno, uno per uno nel suo rapporto con il sapere, qualcosa che non cessa di non scriversi, che si ripete nella storia di un soggetto.
L’enigma, il vuoto di sapere produce angoscia, pertanto il tentativo di ogni essere parlante è ciascuna volta quello di trovare un aggancio di senso, una costruzione che venga al posto di quel vuoto di significazione.
L’incontro con questo enigma è contingente, afferma Lacan ne Il Seminario XX: “La contingenza l’ho incarnata nel “cessa di non scriversi”. Perché qui non c’è nient’altro che incontro, l’incontro nel partner dei sintomi, degli affetti, di tutto ciò che in ciascuno indica la traccia del suo esilio, non come soggetto ma come parlante, del suo esilio dal rapporto sessuale”[3].
L’incontro, nella sua dimensione reale e contingente, è ciò che consente al soggetto un annodamento possibile con il proprio sapere inconscio, con il proprio godimento e con l’Altro dei significanti.
Quest’incontro contingente, è quell’esperienza che fa da àncora e dice del legame d’amore tra i soggetti, legame fatto di significanti intorno ad un vuoto di sapere, legame fatto di parole che hanno lasciato un segno e che hanno tracciato la via che ha orientato ciascuno nella propria vita senza saperlo.
Un vuoto di sapere sul – non c’è rapporto sessuale – in cui la biologia della riproduzione si barcamena attraverso le tecniche più prodigiose che però riducono i soggetti a soli ovuli e spermatozoi, dove non c’è spazio per la parola del soggetto.
Savoir faire
Ho scelto di intitolare questo paragrafo – Savoir fare – mettendo l’accento sul fare, e sul saperci fare, in riferimento al saperci fare con l’altro sesso; una costruzione artigianale che implica un fare, per far sì che del legame d’amore possa esserci. Dal “fare l’amore” con cui comunemente si dice dell’atto sessuale giungo – al “saperci fare” – col reale della differenza, con l’enigma, col reale del rapporto col l’altro sesso. L’amore si fa, è una costruzione a due, poetica che viene al posto di ciò che non c’è, è quella possibilità per ciascun soggetto per non essere ridotto a puro organismo.
Nel seminario Ancora, Lacan afferma: “[…] il corpo parlante […] non può riuscire a riprodursi se non grazie a un malinteso del suo godimento. In altri termini esso si riproduce soltanto grazie a un fallimento di ciò che vuol dire, poiché ciò che esso vuol dire – ovvero, come dice bene il francese, il suo sens – è il suo godimento effettivo. Ed è mancandolo che si riproduce – cioè facendo l’amore”[4].
Sono le parole d’amore e la costruzione significante che ciascuno fa, non senza l’altro, ciò che consente di dire qualcosa intorno al vuoto di sapere, intorno a questo enigma del rapporto con l’altro sesso.
Declinazioni del – reale del sesso – oggi.
Mi domando come può declinarsi oggi il – non c’è rapporto sessuale – di cui parla Lacan, lì dove, in talune circostanze, non è in gioco nemmeno il corpo e le parole passano per una scrittura volatile, subito cancellata e fatta di simboli colorati.
Silvia arriva disperata, la moglie dell’uomo con cui ha una relazione da tre anni li ha scoperti, o meglio, ha scoperto una foto di Silvia, uno scatto di una sua parte del corpo senza veli.
Silvia è a pezzi, perché non sa cosa accadrà. Sicuramente lui tornerà con lei e non mi vorrà più. Lei non riesce nemmeno a pensare di dover rinunciare a ciò che ha avuto da lui per tre anni. Una relazione dove i corpi non sono in gioco.
Silvia conobbe quest’uomo sul posto di lavoro, c’è attrazione, si scambiano i numeri di telefono e iniziano a scriversi messaggi, una scrittura costantemente cancellata per paura di essere scoperti.
Un rapporto fatto di messaggi; il corpo non c’è, o meglio l’unico corpo in gioco è il corpo del testo costantemente cancellato con l’invio di immagini di parti del corpo al posto dell’incontro.
Nel racconto di Silvia emerge che in tre anni, lei ha incontrato quest’uomo solo due volte, in quelle occasioni solo qualche toccamento, nulla di più – afferma – e sia a lui che a lei andava bene così. Silvia non chiedeva di più, dice – almeno quello.
Cosa fa sì che oggi un uomo e una donna costruiscano sempre meno relazioni in stanza e sempre più relazioni a distanza?
Siamo in un tempo in cui si sta connessi piuttosto che in con-tatto, in cui lo stare a distanza è ciò che ripara da un reale del sesso.
Dunque cosa si tiene a distanza? Forse è proprio il rapporto con quest’enigma del – non c’è rapporto sessuale?
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Bibliografia
– S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Vol 4, Bollati Boringhieri, Torino 2009.
– S. Freud, Istruzione sessuale dei bambini (1907), in “Opere”, Vol. 5, Bollati Boringhieri, Torino 2008.
– S. Freud, Teorie sessuali dei bambini (1908), in “Opere”, Vol. 5, Bollati Boringhieri, Torino 2008.
– J. Lacan, Il Seminario, Libro XIX (1971-72), …o peggio, Einaudi, Torino 2020.
– J. Lacan, Il Seminario, Libro XX (1972-73), Ancora, Einaudi, Torino 2011.
[1] J. Lacan, Il Seminario, Libro XIX. …o peggio (1971-72), Einaudi, Torino 2020.
[2] S. Freud, Istruzione sessuale dei bambini (1907), in “Opere”, Vol. 5, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 356.
[3] J. Lacan, Il Seminario, Libro XX. Ancora. (1972 – 1973), Einaudi, Torino 2011, p. 139.
[4] Ibid, p. 115.