L’essere-per-il-sesso.
Alejandro Reinoso – AE Scuola Una
“Il reale del sesso”. Da parecchio che non sentivo un titolo di un convegno così privo di senso. Come se il titolo stesso avesse del reale intarsiato, una cesura con l’impossibile e la spinta a farne qualcosa.
Alla riunione degli AE in esercizio con la Presidente sull’argomento del convegno, Arzente ha detto che era un titolo che faceva un po’ paura. È vero! Ha del perturbante, lascia stecchito.
Il reale del sesso degli esseri parlanti si disgiunge del sesso degli animali che hanno la pace sessuale, il che “vuol dire che si sa cosa fare con il corpo dell’Altro”1. Dunque, niente armonia sessuale per gli esseri parlanti!
Freud evoca alcuni tratti perturbanti di questa assenza di pace nella sua costruzione mitica e teorica: l’orrore della scena primordiale dei genitori, l’incesto e il suo tabù, l’urvater di “Totem e tabù” con il suo godimento illimitato e la morte che il simbolico introduce, l’incontro con i genitali femminili e il complesso di castrazione con la perdita di soddisfazione. L’orrore e il fascino rispetto al proprio corpo e al corpo dell’altro sono fonti di piacere e di sofferenza. Al contempo, lo sviluppo della nozione di pulsione si discosta da ogni proposta istintuale e il polimorfismo sessuale perverso, parziale e infantile, diventa scandalo. Solo recupero di soddisfazione per via dell’oggetto. Tuttavia, ci sono due tratti perturbanti: l’inerte legato alla compulsione a ripetere e l’eccesso dell’al di là del principio di piacere. A questo riguardo Freud punta anche il dito verso il sintomo indicando, nei Tre saggi sulla sessualità, che “i sintomi sono la pratica sessuale dei malati” dove il sintomo è letto come un nocciolo di godimento inerziale. Inoltre, Freud introduce anche il registro della faglia (béance), del taglio (sesso, etimologicamente secare): la disgiunzione amore-sesso, l’impossibile di fare Uno da due e le domande sulle origini e sulla sessualità a cui è impossibile rispondere.
Comunque sia, Freud stesso ritiene che “non è facile indicare il contenuto del concetto ‹‹sessuale››. Tutto ciò che ha a che fare con la differenza tra i sessi”2. Ma si fermerà difronte a un intoppo: la questione della donna e il godimento femminile.
Lacan, nell’Allocuzione sulle psicosi infantili, a partire della castrazione freudiana sposta la questione dall’asse filosofico heideggeriano dell’essere-per-la-morte all’essere-per il sesso3, nella prospettiva del godimento e dell’inafferrabile del sesso per via delle rappresentazioni, ma legato all’oggetto a. Qualche giorno prima, Lacan aveva letto la sua Proposta che tratta la dimensione dell’essere legato al fantasma e il non sapere dell’essere del desiderio, entrambi articolati all’oggetto a.
Allora, come prendere il reale del sesso in una prospettiva ontica? Il reale del sesso negli esseri parlanti è la differenza assoluta, poichè fuori dal linguaggio, e c’entra con il godimento che emerge dall’incontro contingente tra la lalingua e il corpo. Infatti, il reale del sesso va al di là delle differenze che il significante fornisce alla distinzione uomo / donna nel campo del linguaggio e che i sembianti cercano di mantenere nella commedia dei sessi. Lacan insiste nel suo insegnamento sull’altro sesso che fa scacco. Al di là del fallo, la radicalità assoluta ha a che fare con il femminile, alterità fuori dalle differenze relative, nel territorio logico del non-tutto. Ciò che nell’Allocuzione Lacan chiama: “la presenza del sesso come tale, da intendersi nel senso in cui l’essere parlante lo presenta come ‹‹femminile››”4.
Il sesso accenderebbe un possibile del godimento del corpo dell’Altro puntando a una soddisfazione. Nonostante ciò, la non relazione sessuale si fa presente dall’impasse e il fallimento in questo campo. Il programma di godimento degli Uno-totalmente-soli, senza l’Altro, costituisce un’ontica del godimento fuori senso che tiene conto dell’inconscio reale e dell’une-bévue.
E la posizione dell’analista rispetto al reale del sesso? è una domanda da lavorare verso il nostro Convegno. Lacan ci da alcune tracce di orientamento. L’analista si accosta alla cesura del soggetto e non fa nessuna coppia nell’atto analitico5. Per intervenire c’è il territorio del dire e l’uso preciso dell’une-bévue, dove l’una-svista consente di isolare un Uno-totalmente-solo e il non rapporto sessuale. E’ forse in questo senso che Lacan sottolinea che “l’equivoco punta immediatamente al sesso. Il sesso […] non definisce un rapporto”?6.
Pascal Guignard, nel suo bellissimo libro Le sex e l’effroi7, mette a confronto due tratti legati al sesso: il fascino e l’orrore. Egli approfondisce storicamente il passaggio tra le civilizzazioni greca e romana “quando l’angoscia erotica si convertì in fascinatium e il riso erotico divenne il sarcasmo di ludibrium”. Vi riprende la Villa dei misteri e il velo che ricopre l’orrore che però si annoda al fascino irresistibile. Conosciamo come Lacan riprende questo affresco. Forse il Convegno sarebbe l’occasione per approfondire l’attualità di ciò che oggi, del sesso, fa orrore e fascino, nel contesto dell’Altro che non esiste, il capitalismo di consumo e il discorso della scienza odierna.
La pubblicazione in italiano del Seminario XIX di Lacan, … o peggio, è un ottimo contributo e preciso per il nostro percorso verso il Convegno. Ci sono diverse declinazioni secondo cui potrebbe giocarsi la discussione, ne prendo alcune: il sesso, l’inconscio reale e l’Uno, sessuazione e distinzioni sessuali attuali, i tentativi di realizzare il rapporto sessuale nel legame sociale (occorrerebbe chiedersi se ogni tanto non ci caschiamo anche noi, per quanto riguarda il legame tra gli analisti…). Dinanzi alla pluralizzazione dei sessi (bi, neutro, trans, ecc.) e di teorie nominaliste riguardanti le diversità, incluse alcune cosiddette “non binarie”, il reale del sesso, l’Uno del godimento e l’une-bévue diventano per l’analista un faro nella sua pratica e nella sua politica.