TRA EROS E THANATOS
Giampaolo E. D’Errico – (Partecipante alle attività della SLP) 

Per cominciare, propongo di partire dalla formulazione di Lacan che[1]:

(…) il reale è l’impossibile. Non come semplice ostacolo contro cui andiamo a sbattere il capo, ma come ostacolo logico a quel che di simbolico si enuncia come impossibile. È da qui che sorge il reale.

A fronte di tale ostacolo logico costituito dal reale forse resta qualche tentativo che chiami in causa l’ineffabile in ciò che si enuncia. Paradigma dell’ineffabile – ciò attorno a cui si enuncia senza poterne sapere alcunché – è la (propria) morte in quanto reale. Ma Thanatos non è disgiunto da Eros: l’essere parlante è mortale, è sessuato, e il sesso ha a che fare con la morte servendo (anche se non esclusivamente) alla sopravvivenza della specie. Ne risulta che del sesso si introduce nel reale, del sesso come reale; infatti[2]:

Non c’è il minimo dubbio che il sesso sia reale. E la sua struttura è il duale, il numero due. Checché se ne dica, di sessi ce ne sono solo due: gli uomini e le donne. (…) Il sesso come reale, voglio dire duale, voglio dire che ce ne sono due, mai nessuno (…).

D’altra parte, nel Seminario Xvii di Lacan si trova che[3]:

Se la psicoanalisi ci presentifica il sesso – e la morte come ciò che da esso dipende, ancorché non siamo sicuri di niente se non di una apprensione massiccia del legame della differenza sessuale con la morte – si tratta di dimostrare (…) che (…) da nessuna parte appare un’articolazione in cui si esprima il rapporto sessuale, se non in modo complesso, di cui non si può nemmeno dire che sia mediato, sebbene ci siano dei medii (…) uno dei quali è quest’effetto reale che chiamo più-di-godere, che è il piccolo a.

Da notare l’articolazione pivotale (della porta girevole): il sesso, da cui dipende la morte; la differenza sessuale, con cui è in legame la morte; il rapporto sessuale, di cui uno dei medii, il piccolo a, è un effetto reale. Come intervenga tale effetto reale lo si apprende proseguendo[4]:

(…) è solo in quanto questo piccolo a si sostituisce alla donna, che l’uomo la desidera. (…) È da qui che bisogna partire nell’esperienza analitica – ciò che potrebbe essere chiamato l’uomo, cioè il maschio in quanto essere parlante, sparisce, svanisce, per l’effetto stesso del discorso del maître (…) di non iscriversi se non come castrazione, che di fatto va propriamente definita come privazione della donna – della donna in quanto si realizzerebbe in un significante congruo.

Non è la donna che si sostituisce al piccolo a. Ma all’inverso, “è solo in quanto questo piccolo a si sostituisce alla donna, che l’uomo la desidera”[5]. Inoltre, se un rapporto si dà non è rapporto sessuale (“da nessuna parte appare un’articolazione in cui si esprima il rapporto sessuale”)[6], ma rapporto tra castrazione e privazione. Ne risulta, tramite un effetto reale che è il piccolo a, che del reale si introduce nel sesso.
Ancora una questione a lambire l’al di là del principio di piacere: può il piccolo a avere a che fare sia con Eros che con il “desiderio di sapere o pulsione epistemologica[7]? Torniamo a Lacan [8]:

Lo psicoanalista ha avuto innanzitutto da ascoltare soltanto ciò che diceva l’isterica – Voglio un uomo che sappia fare l’amore. Ebbene sì, l’uomo si ferma lì. Si ferma a questo, di essere in effetti qualcuno che sappia. Per fare l’amore, ripassi pure!

Per esempio, secondo Dante[9] Ulisse rifugge dalle malie di Circe e dal “debito amore / lo quale dovea Penelope far lieta”. Spinto da un incoercibile ardore “a divenir del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore”, si avvia al di là delle colonne d’Ercole. Ma anche al di là del principio di piacere: non arriverà a canoscenza, ma a morte. Forse ciò è paradigmatico di una odissea strutturale: a partire dal non rapporto sessuale (con Penelope), meta del viaggio (di Ulisse) è la soglia di ciò che Lacan chiama “ostacolo logico a quel che di simbolico si enuncia come impossibile”?[10]


[1] J. Lacan, Il seminario. Libro XviiIl rovescio della psicoanalisi (1969-1970), Einaudi, Torino 2001, p. 152.
[2] J. Lacan, Il seminario. Libro Xix… o peggio (1971-1972), Einaudi, Torino 2020, p. 151.
[3] J. Lacan, Il seminario. Libro XviiIl rovescio della psicoanalisi, cit. p. 192.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Ibidem, p. 129.
[8] Ibidem, p. 255.
[9] Inf. Xxvi, 95-98.
[10] J. Lacan, Il seminario. Libro XviiIl rovescio della psicoanalisi, cit. p. 152.