Un sapere certo
Alide Tassinari (membro SLP /AMP)

Anche se si vive in una città di provincia, a volte succede, di assurgere all’onore delle cronache nazionali[1]. Così l’omelia durante la messa domenicale[2] del 21 marzo di un sacerdote di Cesena è diventata, in piena pandemia e in zona rossa, una notizia. Il tema che il parroco don Paolo illustrava dal pulpito con grande enfasi e partecipazione emotiva era quello della vita e della morte. Don Paolo ha spiegato che una casa farmaceutica si procura i vaccini anti covid utilizzando cellule di feti vivi (sigh!) procurati da donne compiacenti e povere che “si facevano ingravidare per poi abortire”.
I giornali nazionali e non hanno riportato la notizia trattandola come un incidente di percorso che lo zelo del parroco non ha potuto evitare e quindi don Paolo è risultato essere una povera vittima delle fakenews sulla ricerca scientifica e sulla scienza che, così numerose nei media, fanno correre questo pericolo a ognuno. La non ritrattazione del parroco, interrogato dai giornalisti, non è servita a toglierlo da quella posizione di vittima o di ignurantaz[3]; lui imperterrito, ha continuato a dirsi convinto di quel “mercato” fatto in nome di una pratica definita come una “mors tua, vita mea” di cui, lui, si dice disgustato. Così il don, come un novello Savonarola, continua a credere a tale pratica e ne proclama l’empietà.
La risonanza sui social ha preso avvio grazie a una associazione di donne[4] della stessa città, che, al contrario della vox populi ha rilevato nell’omelia una non nascosta misoginia e un attacco alla legge dello Stato n. 194/1978[5]. Nel comunicato stampa ai giornali l’associazione Ipazia scrive che «Il ripetuto eloquio/sproloquio durante la messa di “feti abortiti vivi” ci fa inorridire per la crudezza e la rozzezza» e ancora «Ci stupiscono i toni da crociata che nel ventunesimo non dovrebbero essere più utilizzati: anche questo è un fondamentalismo verbale» e termina con «Ignobile è anche sfruttare la tragedia della pandemia con il correlato di morti e di paura, per diffondere odio e oscurantismo». Non stupisce tanto il fatto di avvallare le tesi dei no-vax, quanto il minare le basi per una convivenza civile tra persone che hanno diversi modi di pensare la vita e la morte e di conseguenza la sessualità. Scorrendo i diversi articoli sulle diverse testate giornalistiche si legge che il parroco che regge le sorti di tre parrocchie nella Diocesi cesenate, è lo stesso che non ha mai voluto che le bambine “servissero messa” come succede in molte altre realtà italiane, in sintonia con l’evoluzione della nuova cultura cattolica[6]. Infatti, la Congregazione per il culto divino ha aperto questo servizio, ai ministranti, a tutti i laici, senza distinzioni di sesso. Per Don Paolo l’altare non è una faccenda di donne onde evitare, così si è espresso, “distrazioni” nei fedeli (maschi?) che assistono alle funzioni religiose.
Ecco i veri scrupoli di coscienza che fanno capolino in comportamenti come quelli descritti sopra. Nel dritto filo della misoginia ci sta la sessualità e la riproduzione della vita. Lacan ne aveva già parlato negli anni Settanta dello scorso secolo …
«D’altro canto, ciò a cui conduce il godimento non ha niente a che fare in senso stretto con la copulazione, in quanto questa è, diciamo così, il modo usuale – ma cambierà – in cui nella specie dell’essere parlante ha luogo la riproduzione. In altri termini, c’è una tesi: non c’è rapporto sessuale – mi riferisco all’essere parlante – e c’è un’antitesi, che è la riproduzione della vita. Quest’ultima è un tema ben noto, nonché l’attuale vessillo della Chiesa cattolica, di cui bisogna salutare il coraggio. La Chiesa cattolica sostiene che c’è un rapporto sessuale che è quello che si risolve nel fare dei bambini. È un’affermazione assolutamente sostenibile, solo che è indimostrabile. Nessun discorso può sostenerla salvo il discorso religioso, in quanto esso definisce la netta separazione che c’è tra la verità e il sapere. In terzo luogo, non c’è una sintesi, a meno che non chiamiate sintesi quell’osservazione per cui c’è godimento solo nel morire»[7].
Per fortuna non tutta la Chiesa Cattolica ha queste posizioni oltranziste; queste concezioni continuano però a essere portate avanti da associazioni pro-vita specialmente nelle provincie italiane, anche utilizzando menzogne scientifiche. Sono posizioni nelle quali si riscontrano certezze di un sapere sull’uomo e sulla donna, sui corpi sessuati e per questo adatti alla riproduzione della vita, su cosa sia la vita, la morte e il sesso. Ma su «Tutti questi problemi dipendono dal controllo di quanto accade al livello della riproduzione della vita, in esseri che, per il fatto di parlare, si trovano ad avere ogni sorta di problemi di coscienza. È inaudito che non ci si sia accorti che i problemi di coscienza sono problemi di godimento. […] non è affatto necessario e non è affatto sufficiente comprendere qualcosa perché avvenga un cambiamento»[8].
Appunto, non è della comprensione che qui si tratta.

[1] M. Gramellini, Don Fake in Il Corriere della Sera, 24 marzo 2021;
https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/
https://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/omelia-vaccini-feti-vivi- ; https://video.lastampa.it/dossier/coronavirus/l-omelia-choc-del-parroco ;
Lascio a chi vorrà continuare la ricerca  [N.d.A.].
[2] Messa domenicale trasmessa tramite Facebook, nella pagina della Parrocchia di San Rocco, ora non più visibile.
[3] Termine che in dialetto romagnolo significa ignorante.
[4] Ipazia liberedonne https://www.ipazialiberedonne.it/ e https://www.facebook.com/ipazialiberedonne/ . Si può visionare il video della omelia nella pagina Facebook di Ipazia liberedonne in data 23 marzo 2021.
[5]  Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza.
[6] L’attuale Codice di Diritto Canonico, emanato nel 1983, prevede al canone 230 che i fedeli laici possano svolgere funzioni liturgiche, sia pure per incarico temporaneo e a norma del diritto vigente. La disposizione del canone non dice altro e ha dato il via a dubbi e interpretazioni diverse. Di fronte ad alcune interrogazioni poste, nel 1992 la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti ha pubblicato un’interpretazione autorevole e autentica del suddetto canone: il servizio all’altare deve essere considerato tra le funzioni liturgiche aperte ai laici di entrambi i sessi, secondo le eventuali istruzioni date in merito dalla sede apostolica
[7] J. Lacan, Sapere, ignoranza, verità e godimento [1971], in Il mio insegnamento e Io parlo ai muri, a cura di A. Di Ciaccia, Roma, Astrolabio, 2014, p. 114.
[8] Ivi, p. 115.