Da Platone a Leo Ortolani:
l’amore unica scansione nella giostra dei godimenti
Carla Tisi
L’orientamento sessuale non è una categoria diagnostica, un sintomo, oppure sì, dipende da cosa dice un Soggetto… O peggio da cosa “dice” la società nella quale questo Soggetto vive.
Il reale del sesso in ogni epoca ha abitato la singolarità dei corpi la cui pulsione sessuale si è sempre espressa in modo polimorfo, più o meno accettato a seconda delle epoche e delle culture. Freud ebbe il coraggio di svelare la bisessualità dell’essere umano producendo scandalo. Questo scomodo reale è ora alla ribalta per il movimento di legittimazione del cambio di identità sessuale che accende uno spot pubblico su un’area intima, su una scelta singolare difficile da governare. Ma poi perché governarla? Il reale del sesso è un fatto privato, una libertà soggettiva da accogliere in senso sociale in contrasto con ogni forma di omofobia e violenza e, considerando invece l’ambito clinico, da accogliere solo se il Soggetto fa domanda, perché la diversità di per sé è un valore, una ricchezza non una patologia.
Capita che la scelta si trasformi in una non scelta, che realizza un orientamento sessuale non binario, gender fluid. In ogni caso lo spazio corpo, impossibile da abbandonare, si trasforma in spazio libertà, luogo di godimento, deposito di sofferenza, mascheramento, sperimentazione soprattutto nei giovani. Il corpo diventa uno spazio nello spazio sociale, una scena nella scena e la sua modificazione è l’acting out, che non attende risposta. Il cambiamento nella superficie beante del corpo, che si tratti di pelle, occhi, genitali o altro, è invasione del potere economico, come suggerisce Preciado quando il soggetto esprime la propria scelta uniformandosi al diktat mediatico o rappresenta l’invenzione soggettiva? Certo occorre pensare uno per uno, ma con un occhio ai cambiamenti culturali troppo spesso contro il soggetto, anzi contro il funzionamento della struttura soggettiva.
L’addestramento all’impatto con il reale splatter, trash, senza veli attua una sottile censura sulle espressioni d’Amore allargando la voragine della solitudine in questa giostra dei godimenti senza limiti. L’accento sull’Amore, come nella lettura del Simposio di Platone, sarebbe assolutamente attuale per scavallare la medicalizzazione e la patologizzazione dell’esperienza sessuale umana e la rilettura di Lacan attraverso i concetti di agalma, di eros, di amore e di transfert sarebbe più interessante di un corso di Educazione sessuale per gli adolescenti.
Ma a scuola queste opere non trovano spazio e dunque nello stesso modo sarebbe impensabile che un’opera fumettistica possa varcarne la soglia. Eppure proprio ascoltando i giovani giungo a Leo Ortolani importante fumettista e leggo “Cinzia”, graphic novel, storia di una donna trans che si costringe a presentarsi come uomo per lavorare in una azienda dove incontra un uomo del quale si innamora. È un racconto di conflitti, di esclusione, di attese e di amore, una trasmissione immediata, grazie al connubio immagini testo, dell’importanza dei sentimenti al di là dei connotati corporei dei protagonisti. Non passa la legittimità o meno della personale identità di genere, ma la forza dell’amore a fare discorso tra due, a dare senso a ciascun godimento soggettivo, a congiungere le incongruità, le diversità. Come dice Freud: “L’opposizione dei sostenitori del femminismo, i quali ci vogliono far accettare per forza una completa equiparazione di fatto e di giudizio tra i due sessi, non ci farà fuorviare da tali conclusioni, ben disposti a concedere peraltro che anche la maggior parte degli uomini rimangono assai al di sotto dell’ideale maschile, e che tutti gli esseri umani, in conseguenza della loro disposizione bisessuale, nonché della trasmissione ereditaria incrociata, uniscono in sé caratteri virili e femminili, cosicché la virilità e la femminilità pure rimangono costruzioni teoriche dal contenuto indeterminato”[1].
[1] Freud S., “Alcune differenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi”, in Opere, vol. 10, p. 216.