La bibliografia online

Jacques Lacan

Scritti e Altri scritti

Scritti

Scritti Vol. II, Einaudi, Torino 2002.

« Il reale è sempre al suo posto. »

Giovinezza di Gide o la lettera e il desiderio (1958), in Scritti Vol. II, Einaudi, Torino 2002.

« Gide bambino, fra la morte e l’erotismo masturbatorio, dell’amore ha soltanto la parola che protegge e quella che proibisce: la morte ha portato via con suo padre quella che umanizza il desiderio. Ecco perché per lui il desiderio è confinato nella clandestinità. » p. 751

« Giacché nella sua posizione di ragazzo di 13 anni in preda ai più infuocati tormenti dell’infanzia, in presenza di una ragazza di quindici anni, questa vocazione a proteggerla segna l’immistione dell’adulto. » P.752

« Di fatto il sentimento di Gide per l cugina è stato davvero il colmo dell’amore, se è vero che amare è dare all’altro ciò che non si ha, se è vero che egli le ha dato l’immortalità. » p.753

Altri Scritti

L’atto psicoanalitico (1962), in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013.

« Riportiamo dunque l’atto psicoanalitico al fatto di lasciare a colui cui porta sollievo ciò che per lui ha messo in movimento: ovvero che gli resti notificato come il godimento, privilegiato in quanto comanda il rapporto sessuale, si offra con un atto interdetto, ma solo per mascherare che quel rapporto si stabilisce unicamente in quanto non è verificabile se si esige il termine medio, il quale si distingue per il fatto di mancarvi: ed è questo che chiamiamo aver fatto della castrazione soggetto » pp. 373-374.

Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della scuola, Altri Scritti, Einaudi, Torino, 2013

« In principio della psicoanalisi è il transfert. Lo è per grazia di colui che, agli albori di questo discorso, chiameremo lo psicoanalizzante! Non abbiamo da rendere conto di ciò che lo condiziona. Perlomeno qui. Si trova all’inizio. Ma che cos’è? Sono sorpreso che nessuno abbia mai pensato di controbattermi, visti certi termini della mia dottrina, che il transfert fa di per sé obiezione all’intersoggettività. Ne sono persino dispiaciuto, giacché non c’è niente di più vero: esso la refuta, è la sua pietra d’inciampo. » p.245

« In questo viraggio in cui il soggetto vede barcollare la sicurezza che ricavava dal fantasma il cui si costituisce per ciascuno la finestra sul reale, ci si accorge che la presa del desiderio è solo quella di un disessere. » p. 252

Lo stordito (1972), in Altri scritti, Einaudi, Torino, 2013

« Indubbiamente la vita riproduce, Dio solo sa che cosa e perché. Ma la risposta pone un interrogativo unicamente là dove non c’è rapporto che sia supporto della riproduzione della vita.» p. 452.

Nota italiana (1973), in Altri scritti, Einaudi, Torino 2013

« C’è del sapere nel reale». Quantunque questo sapere non sia l’analista ma lo scienziato a doverlo trovare. L’analista situa un altro sapere, in un altro posto, che deve però tenere conto del sapere nel reale. » p. 304.

« Il sapere in gioco […] è che non c’è rapporto sessuale, rapporto, intendo dire, che possa essere messo in scrittura.» p. 306.

Altro

Il simbolico, l’immaginario e il reale (1953), in Dei Nomi-del-Padre, seguito da Il trionfo della religione

«Serge Leclaire: Lei ha parlato del simbolico e dell’immaginario, ma c’è anche il reale, di cui non ha parlato.

Jacques Lacan: Ne ho parlato comunque un po’. Il reale è o la totalità o l’istante che svanisce. Nell’esperienza analitica per il soggetto è sempre lo scontro con qualcosa, per esempio il silenzio dell’analista. » p.27

Della struttura come immistione di una alterità preliminare a un soggetto qualunque, Conferenza a Baltimora, (1966), in LP n. 60, Astrolabio, Roma 2016.

« Quella legge biologica che chiamiamo principio di piacere, ma che è solo principio di dispiacere, è pronta a creare una barriera ogni godimento. Se godo un po’ troppo, comincio a sentire dolore, e modero quindi i miei piaceri. Sembra che l’organismo sia fatto per evitare il troppo di godimento. Forse saremo tranquilli come delle ostriche se non ci fosse quella strana organizzazione che ci costringe a far saltare in aria la barriera del piacere, o forse ci fa solamente sognare di farla saltare per aria. » p. 21

Lacan in Italia – Del Discorso Psicoanalitico, (Discorso del Capitalista) Milano 1972, disponibili qui

« Ciò che dice Freud è questo, quello che ho appena detto. E questo slittamento del significante, di cui vi parlavo poco fa, che fa sì che per il fatto che egli ha chiamato ciò sessualità, si suppone che egli sapesse che cosa volesse dire: sessualità.

Ma, appunto, ciò che ci spiega è che non lo sa. Non lo sa. È proprio il fatto di non saperlo che gli ha fatto scoprire l’inconscio. Vale a dire, rendersi conto che gli effetti del linguaggio giocano proprio dove la parola «sessualità» potrebbe avere un senso. Se la sessualità dell’essere parlante funzionasse diversamente che a impigliarsi negli effetti del linguaggio… »

Freud per sempre, Intervista a Lacan di E. Granzotto, Panorama, 21 nov 1974, in La Psicoanalisi n. 41, Astrolabio,
Roma 2007

“ Qualcosa che si situa al di fuori del nostro corpo, una paura, ma di niente che il corpo, mente compresa, possa motivare. Insomma, la paura della paura. Molte di queste paure, molte di queste angosce, al livello in cui le percepiamo, hanno a che fare con il sesso ”. p. 15

“ Io chiamo sintomo tutto quello che viene dal reale. E il reale è tutto quello che non va, che non funziona, che ostacola la vita dell’uomo e l’affermazione della sua personalità. Il reale torna sempre allo stesso posto, lo trovi sempre lì, con le stesse sembianze. Gli scienziati hanno un bel dire che niente è impossibile nel reale […] non lo sanno di stare in una posizione insostenibile ”. p. 17

« L’analisi spinge il soggetto verso l’impossibile, gli suggerisce di considerare il mondo com’è veramente, cioè immaginario, senza senso. Mentre il reale, come un uccello vorace, non fa che nutrirsi di cose sensate, di azioni che hanno un senso. » p. 19-20

« Ci si sente sempre ripetere che bisogna dare un senso a questo e a quello, ai propri pensieri, alle proprie aspirazioni, ai desideri, al sesso, alla vita. Ma della vita non sappiamo niente di niente, come si affannano a spiegarci gli scienziati. La mia paura è che, per colpa loro, il reale, cosa mostruosa che non esiste, finirà per prendere il sopravvento. La scienza si sta sostituendo alla religione, altrettanto dispotica, ottusa e oscurantista. C’è un dio atomo, un dio spazio, eccetera. Se vince la scienza, o la religione, la psicoanalisi è finita. » p. 20

La terza (1974), La Psicoanalisi n.12, Astrolabio, Roma, 1993

« Nel definire il reale, come ciò che ritorna sempre nello stesso posto, quello che non funziona, è il sintomo che guida il reale in un’analisi, non l’Inconscio » p. 17

« [Il reale] è quello che non va, quel che si mette di traverso su questa carreggiata e, più ancora, quel che non cessa di ripetersi per intralciare il cammino. » p. 17

« Il bello sta nel fatto che negli anni a venire l’analista dipenderà dal reale e non il contrario. L’avvento del reale non dipende assolutamente dall’ analista. Egli ha la missione di contrastarlo. Nonostante tutto, il reale potrebbe anche prendere la briglia, soprattutto da quando ha l’appoggio del discorso scientifico. […] La cosa si fa divertente quando sono gli stessi studiosi essere presi da una certa angoscia. È davvero istruttivo. È proprio il sintomo tipo di ogni avvento del reale. Il bello è quando i biologi, per nominarli questi studiosi, s’impongono l’embargo di un trattamento di laboratorio sui batteri col pretesto che facendone di troppo duri e troppo forti, i batteri stessi potrebbero scivolare sotto l’uscio e ripulire tutte l’esperienza sessuata, ripulendo il parlessere. Questo attacco di responsabilità è straordinariamente comico. Ogni vita finalmente ridotta all’infezione che, a quanto pare, essa realmente è, ecco il colmo dell’essere pensante! Purtroppo, non si accorgono che ne consegue che la morte si localizza in ciò che nella lalingua, come la scrivo, ne fa segno. » p.19-20

« L’analista ha come missione quella di contrastare il reale » p. 21

« A proposito delle religioni e del reale” (aprile 1975) , “La Psicoanalisi”, n. 58, Astrolabio Roma, 2015

« Cerco di ridurmi a nominare solo quello che, con Freud, chiamo l’Urvrdrangt – termine che, riassumendo, nomina il buco. Si tratta di partire dall’ idea del buco. Così diciamo, non già: Fiat Lux ma Fiat buco!

Pensateci: Freud, promuovendo l’idea dell’inconscio non ha fatto niente di più. Molto rapidamente Freud ha affermato che c’è qualcosa che fa buco e che è intorno a questo buco che l’inconscio si distribuisce e che questo inconscio ha la proprietà di essere unicamente ispirato da questo buco. » p. 13

Discorso sull’isteria (1977), La Psicoanalisi”, n. 53-54, Astrolabio Roma, 2013

« Questa è la nostra pratica: accostarsi a come operano le parole.

La sessualità è interamente presa in quelle parole. È il passo essenziale che Freud ha fatto. Cosa molto più importante che sapere ciò che vuol dire o non vuol dire l’inconscio. Freud ha messo l’accento su questo fatto . » p.13

« Noi non sappiamo in che modo gli altri animali godono, ma sappiamo che, per noi, il godimento è la castrazione. Tutti lo sanno perché è assolutamente evidente.

Dopo quello che in modo sconsiderato chiamiamo atto sessuale, come se ci fosse un atto, non ridiventa duro. Ho utilizzato il termine la castrazione, come se fosse univoca ma incontestabilmente ci sono diverse forme di castrazione. Tutte le castrazioni non sono automorfe. […] Bisogna fare la differenza tra forma e struttura. » pp.13-14

Conclusions, Congrès de l’École de Paris, 9 juillet 1978, inedito.

« Come comunicare il virus di questo sinthomo nella forma del significante? È quello che ho tentato di spiegare nel corso di tutti i miei seminari » .

Il seminario di Caracas (1980), in La Psicoanalisi n. 28, Astrolabio, Roma 2000

« La pace sessuale vuol dire che si sa cosa fare con il corpo dell’Altro. Ma chi sa cosa fare del corpo di un parlessere?

– al di fuori di stringerlo un po’ più o un po’ meno? L’Altro, quando poi acconsente, che cosa trova da dire? Dice: “Stringimi forte”. Roba da niente per la copulazione. Chiunque può far meglio. Dico chiunque – una rana per esempio.» , p. 12.